Nel 1946 Carlo Staccioli, allo scopo rinnovare la tradizione toscana del Teatro dei Burattini creò i Pupi di Stac. Prima con Paolo, poi con Laura Poli, in compagnia dal 1958, nacque un sodalizio che affinò uno stile che ancora oggi distingue la compagnia: dialogo coi bambini, ricerca ed elaborazione di antiche fiabe popolari, andamento ironico e arguto, ritmo serrato e uso del parlar toscano.
Oggi i Pupi di Stac, condotti nella linea di sempre da Enrico Spinelli, contano sul contributo di diversi attori/manipolatori (Giulio Casati, Cristina Bacci, Fiorella Cappelli, Margherita Fantoni, Cinzia Ghelli, Patrizia Morini, Laura Spinelli e Pietro Venè) che si alternano nei 26 titoli del repertorio e Daria Giusti ne cura l’organizzazione.
200 spettacoli ogni anno in rassegne e festival italiani ed europei; una ricca collezione di burattini e materiali del Teatro di Figura, spesso oggetto di mostre; stagioni e rassegne teatrali; iniziative didattiche ed editoriali in Toscana; numerosi premi e riconoscimenti (tra cui il Campogalliani alla carriera per Laura Poli, la Luna d’Argento e la Sirena d’Oro a Enrico Spinelli, il Silvano d’Oro,); nonché un nutrito numero di partecipazioni a festival prestigiosi anche all’estero (Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Romania), a trasmissioni televisive e radiofoniche, sono i numeri dei Pupi di Stac, riconosciuti e sostenuti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Toscana e la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
Gli spettacoli sono recitati e cantati dal vivo, con musiche di scena registrate. I pupi, di legno intagliato, sono alti circa 50 centimetri e hanno, unici nella tradizione italiana, figura intera. Sono, insomma, marionette senza fili animate dal basso o, se si preferisce, burattini con le gambe come il loro fratello più famoso: Pinocchio. E si muovono nelle varie baracche: veri teatrini in miniatura con sipari, quinte, fondali e due piani scenici, il palcoscenico dove i burattini camminano ed un livello superiore dove appaiono nel modo più tradizionale. Il dialogo con il pubblico e il ritmo teatrale serrato sono alla base della vivacità e dell’imprevedibilità della narrazione, apprezzata da tutti: dai più piccoli agli adulti.